EROS E THANATOS

delitti di relazione

Amore e morte, binomio relazionale in cui la donna si è ritrovata spesso protagonista, costretta in ruoli diversi e distanti, offender o vittima, confluiti in delitti già mitici e in casi storicamente dettati dalle cronache giudiziarie dalle analisi degli esperti attraverso i media.
Medea appare comunque figura meno ricorrente rispetto ad altre donne oggetto e soggette a violenza a seguito di lacerazione di rapporti di coppia, gruppo, comunità.
L’Autrice rilegge in proposito casi stranamente dimenticati come l’omicidio di Carlo Cienfuegos ai danni della propria amante a inizio ‘900.
Anche poco esplorato quello del capitano Dall’Osso nella Sarno degli anni ’30, anche lì una donna sullo sfondo.
Ed ancora il battuto e dibattuto delitto Murri, nella Bologna del secolo scorso.
Come del resto il coevo caso di Evelina Cattermole, poetessa e donna fatale, succube della gelosia di un uomo sbagliato. E quello di Infinita, presunta mantide jonica.
Il corposo saggio su Medea in apertura di volume è quello che offre all’Autrice la possibilità di mettere a punto le proprie teorizzazioni sulla categoria di omicidio relazionale, stavolta ripresa dalla mitologia e dal teatro classico anziché dalle arringhe stampate di principi del foro o perizie allegate ad atti giudiziari.
E per guardare tramite il nostro passato al presente, al riaffiorare costante di fattispecie criminali proprie di un profondo disagio sociale.

 

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  Un Centro per La Legalità

Centro di Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso e criminale. Università della Calabria, 2008.

La pubblicazione ripercorre trent’anni di storia della struttura interna all’Unical durante i quali diversi sono stati i riscontri e le “ricadute” esterne su tematiche alquanto scottanti.

Concepire, negli anni Settanta, una struttura del genere fu sicuramente un’idea meritevole sia a livello di diffusione dell’idea di Legalità in ambito didattico e soprattutto a livello di ricerca.

La stessa sin dagli inizi si incentrò sull’ analisi della anomalia omicida, a partire dai delitti di stampo mafioso fino alla tipologia dell’omicidio relazionale oltre all’indagine storico giudiziaria, sul rito processuale e sulla normativa di settore. Scandagliati anche fenomeni relativi al disagio giovanile con proposte operative su orientamento e prevenzione dell’insorgenza di comportamenti e cultura devianti.

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  RIBELLISMI

Il volume percorre vari filoni di ricerca. Quello sul banditismo e sulle origini della mafia che lo stesso Hobsbawm ha censito fra le categorie di ribelli al pari di quelli di natura più ideologica, con largo spazio a eroi “risorgimentali” ed anarchici. E principalmente, oltre al tema della spinta alla negazione dell’ordine giuridico esistente, sia individuale che di gruppo che sta alla base del mutamento sociale, quello che spicca nel volume sono i vari modi di “attacco” alle norme esistenti, la loro relatività, l’esser soggette, le leggi, a desuetudine o a non esser osservate da avanguardie o da comunità intere, che reagiscono con forza tramite modalità, talora cruente, che ne determinano il superamento configurando diversi assetti degli ordinamenti giuridici e dei poteri costituiti e riconosciuti.

 

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  RELAZIONI DI PSICHE

«Occorre osservare giustamente che dopo i grandi esempi storici in Italia, espressionisti o propri delle avanguardie, si presenta qui una compilazione nuova, insieme lette-raria e - spesso - riflessiva o intel-lettualistica».

Francesco Leonetti


 

 

 

 

  Silvana Palazzo (a cura di), Un Centro per la legalità. Contributi di Redazione.
La rivista “Redazione Unical” è nata nel 2002 come free press trimestrale di cultura e ricerca sociale inizialmente edita dalla Fondazione Italiana Dewey presso l’Università della Calabria. La testata, aperta a docenti, studenti, esperti di comunicazione, esponenti della cultura ed intellettuali, ha puntato a congiungere formazione e informazione attraverso la trattazione e l’approfondimento di temi di pregnanza sociale, politica, giuridica, economica, artistica.
Patrocinata dall’ASIS (Associazione Stampa Italiana Scolastica) ha rappresentato un ponte che ha unito l’Ateneo al mondo della scuola ed al territorio. Nel volume Un Centro per la Legalità. Contributi di Redazione, edito dalla Associazione Culturale Redazione Unical, sono selezionati alcuni saggi di Autori Vari collegati in quanto espressione dell’attività svolta presso il Centro di Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso e criminale che Silvana Palazzo ha gestito sulle orme dei predecessori Pino Arlacchi e Tonio Tucci.
Vi figurano firme di giuristi (d’Ippolito, Ordile), letterati (Crupi), docenti (Spadafora, Greco), scienziati (Putz, Sagres), studenti (Tritto, Bitonti, Amato), giornalisti (Orrico) e della stessa Palazzo.

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Insomnia

 

 

Silvana Palazzo, Insomnia (a Barcelona)

 

Il volume contiene versi nati durante un soggiorno dell’Autrice a Barcellona nell’inverno del 2008. La scelta della traduzione in spagnolo, con testo a fronte a cura di Francesco Aceto, vuole essere un omaggio alle sonorità della lingua di quella terra di grande fascino e tradizioni. Nel contempo la versione in italiano e spagnolo delle poesie conferisce alla raccolta in questione un respiro extranazionale che ha registrato apprezzamenti anche nel paese iberico.

Al riguardo, per il volume, edito nel 2010 da Le Nuvole di Luigi Cipparrone, l’Autrice ha all’epoca ricevuto le felicitazioni dell’Alcalde della città catalana Jordei Hereu Boher.


 


  Silvana Palazzo, Il silenzio

Nell’audiolibro, edito dal Centro Jazz Calabria di Cosenza, sono contenute in quindici tracce altrettante poesie recitate da Brunella Eugeni, regista Rai. Gli effetti speciali e la regia sono stati curati da Fabio Santoianni. La musica a commento è stata eseguita alla chitarra da Amedeo Furfaro che ne è anche l’autore.

 


  DELITTI QUOTIDIANI

Il libro volge uno sguardo su alcuni casi di recenti omicidi relazionali annoverando anche  immoralità e angherie che pur non avendo rilevanza legale né penale costellano la nostra vita quotidiana creando motivo di disagio e fonte di riflessione. Osservazioni su dinamiche di sviluppo e cause psicologiche e sociali di tante storie di ordinaria violenza e illegalità che i media, giorno per giorno, ci propinano senza tregua.
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CATASTROFI ESISTENZIALI. ANATOMIA DEL DISAGIO GIOVANILE 
Con i contributi di Flavia Amata e M.V.Putz  Ed. Periferia Cosenza 2006

Il lavoro, prefato dal rettore dell'Università della Calabria Giovanni La Torre, con introduzione del preside della facoltà di Economia dell'Ateneo calabrese, Giuseppe De Bartolo, è una nuova produzione del Centro Ricerca e documentazione sul fenomeno mafioso e criminale dell'Unical.
La ricerca, che si avvale di contributi di diverse tipologie di scrittura, tende ad individuare le cause e a illustrare i fenomeni che determinano il disagio giovanile, con effetti che vanno dal bullismo alla depressione, fino a catastrofi quali la deviazione criminale e l'autodistruzione.

"Mihai Putz ha realizzato uno studio originale applicando la teoria matematica delle catastrofi di Renè Thom ad eventi sociali e umani come quello della devianza minorile, dimostrando come l'incisività di alcuni accadimenti porti alla catastrofe esistenziale in soggetti giovanili particolarmente a rischio".
Ernesto Pastore, "Il Quotidiano della Calabria", 18 Luglio 2006

 

 


   

 

 

La crisi dell’amore vista come aspetto del più generale decadimento dei rapporti relazionali.
Il lavoro mette in luce il disagio e le difficoltà in cui si ritrova oggi l’ego e le relazioni interpersonali all’interno  di un panorama sociale e culturale che presenta segni di continuo sfaldamento e di complessa ricostituzione.
L’autrice analizza l’amore in quanto relazione non solo di coppia, ma in varie sfaccettature ed ipotesi cercando spiegazioni sul disamore, il peccato, il tradimento, lo struggimento, in una società dove la finzione e l’avere prevalgono sulla verità e l’essere.

 

 

 


 

 

“Carta Bianca” periodico ufficiale dell’I.T.C. “A. Serra”, nasce nel 1993 e viene prodotto mediante computer e stampa con una periodicità trimestrale.
Comprende otto facciate e oltre mille sono le copie diffuse nell’intera area cosentina e nella provincia.
La sua impostazione è quella di una rivista culturale con una tipologia di scrittura tra l’articolo e il saggio e i suoi contenuti hanno tra loro un filo conduttore il più delle volte legato ad avvenimenti storici, attuali o culturali locali, nazionali ed internazionali.
Molteplici sono i meriti che gli sono stati attribuiti tramite i premi: il Grand Prix del giornale scolastico “Città di Messina” che ha riconosciuto Carta Bianca come una delle dieci migliori testate giornalistiche scolastiche nazionali con la consegna di una pergamena e una medaglia d’argento.
Nell’ambito del concorso di giornalismo scolastico, inoltre, il Liceo Scientifico Statale Wiligelmo di Modena ha premiato “Carta Bianca” inserendolo nell’albo d’oro “OOWilly - giornali in vetrina” perché “particolarmente meritevole”.
Nel 2003 il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha insignito Carta Bianca con una targa d’argento come premio alla qualità dei contenuti della testata.
Nel 2004 il Consiglio Regionale della Calabria, La Commissione Europea, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Banca Antonveneta, nell’ambito del concorso “La tua idea nel futuro dell’Europa” hanno assegnato il primo premio alla testata Carta Bianca per: capacità comunicativa, tecnica redazionale, originalità, veste grafica del lavoro. Il premio è consistito in un viaggio a Bruxelles teso alla formazione del cittadino europeo.

  

L’obiettivo del nostro libro è quello di far sapere ai ragazzi di Locri che noi ci siamo, perché viviamo nella stessa realtà.
Siamo anche noi ragazzi come loro, con la stessa speranza: salvare la nostra regione da una situazione davvero disastrosa.

Il volume, che si avvale di una introduzione di Antonia Vetere, esce dalla penna dei ragazzi dell'Itc Serra di Cosenza, levigata dall'esperienza del periodico "Carta Bianca" coordinato dalla curatrice del volume Silvana Palazzo.
La pubblicazione è nata dalla volontà di sostenere i Ragazzi di Locri, nel loro sforzo di dire basta alla cultura della illegalità e della mafiosità.

"Siete, siamo da Locri a Cosenza, la speranza di un cambiamento radicale per la nostra amata e martoriata Calabria: adesso Crediamoci tutti."
Aldo Vincenzo Pecora - Coordinamento "E adesso ammazzateci tutti" - 1 marzo 2006

"Questo libro è un segnale molto positivo, un'azione in grado di aprire verchi di speranza nei confronti dei giovani."
Salvatore Perugini - Sindaco di Cosenza - Dichiarazione del 1 marzo 2006 in sede di presentazione del libro


Omicidi nel  Cosentino

A

 

Silvana Palazzo-Arcangelo Badolati, Omicidi  nel Cosentino (1998-2001)
prefazione di Tommaso Sorrentino, Centro Editoriale e Librario dell’Università della Calabria, a cura del Centro di Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso dell’Unical, Rende, 2003 , pagg. 60, 5 euro

Il lavoro, partendo da dettagliate analisi e rilevazioni statistiche, approfondisce l’anomalia omicida  nell’area del Cosentino, in un quadriennio , quale quello 1998-2001, che ha rilevato direttrici destinate a segnare la storia della criminalità organizzata nel nuovo inizio secolo.

Ma sono anche anni in cui emergono e si affermano alcune tendenze sociali direttamente derivanti dalla destabilizzazione del contesto di valori e cellule valoriali comunitarie.

In tale quadro, la  fattispecie criminosa dell’omicidio diventa  indicatore e inoppugnabile  del livello di disgregazione sociale in atto, anche al di fuori dei più specifici fenomeni di tipo mafioso-ndranghetistico.

“La ricerca mette in luce l’intensificarsi degli omicidi rispetto agli anni immediatamente precedenti e ipotizza la correlazione con l’ascesa di una mafia locale di stampo imprenditoriale, capace di inabissarsi e adeguarsi ai contesti economici in rapido mutamento. Non a caso viene segnalato il crescente manifestarsi dell’omicidio anche in strati sociali del terziario che prima ne erano immuni

Elisa Speretta, “Narcomafie”, n.6, giugno 2003.

 

Ogni fatto di sangue, ridotto alla sua mera essenzialità statistica, diventa l’elemento portante della costruzione mostruosa sulla cui vetta campeggia il marchio di fabbrica  di un’organizzazione criminale che, fino alla resa dei conti  giudiziaria, ha seminato il terrore in tutto il  territorio e nel capoluogo” , Enzo Costabile, “Gazzetta del Sud” , 7 maggio 2003.

 


Grandi Processi

 

 

Silvana Palazzo, Grandi Processi. Storie di briganti e malavita, killer e cannibali, vittime e colpevoli
Prefazione di Ernesto d’Ippolito, Introduzione di Giuseppe De Bartolo, Cosenza, Periferia,  2005, pagg. 106, 8 euro.

 

Nel libro il rito processuale diventa uno specchio del disagio e delle patologie che il crimine cela. Il processo  è al tempo stesso indicatore sociale, spazio simbolico, snodo giuridico esistenziale, scena dove si confrontano le parti, dove affiorano altri soggetti, compresi quelli psicosociali dell’ambiente d’appartenenza e della pubblica opinione, lobbies invisibili e poteri occulti.

Gli eventi processuali sono stati prescelti dall’autrice in quanto resi grandi dall’amplificazione resa possibile dall’interesse della collettività e il più delle volte dall’attenzione mediatica.

 Il lavoro rappresenta la più recente produzione, in tema di comprensione e studio della devianza e dell’illegalità, a marchio Centro di Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso  e criminale dell’Università della Calabria.

 

“ In quelle cento pagine o giù di lì c’è una voce, più d’una voce, tante voci, mille, un milione di voci in cerca di una bocca a cui affidare il compito di far diventare scene reali quelle descritte in quei dieci processi che nel libro della Palazzo ( impreziosito dalla prefazione di Ernesto d’Ippolito e dalla introduzione di Giuseppe De Bartolo) non sono solo raccontati ma  fotografati, analizzati, scansionati da quella macchina tomografica  socio-culturale che solo l’autrice sa far funzionare.

Dieci processi legati a un filo (neanche tanto) sottile noir che si snoda, s’intreccia, s’attorciglia nello spazio temporale d’un secolo”, Antonio Orrico, “Redazione Unical”, ott.,nov.dic. 2005. 

 

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Omicidio Relazionale

 

 

Silvana Palazzo-Arcangelo Badolati, L’omicidio relazionale. Sette casi per sette delitti
prefazione di Gian Pietro Calabrò,  Cosenza, Periferia, 2004, pagg. 96, 10 euro.

 

Sette delitti, sette casi-campione per definire una tipologia di omicidio: il relazionale. Crimini originati da conflitti intrafamiliari, condominiali, dal dissidio di coppia, da stress oltre a quelli arcaicamente definiti passionali, tutti comunque riconducibili alla lacerazione di un rapporto interpersonale.

Nel volume i casi vengono inquadrati individuando il fattore scatenante dell’evento omicida all’interno del rapporto duale o di gruppo, i deficit di relazione, i gap comunicativi, l’incapacità di gestire i sentimenti o di governare la ragione, le dinamiche di sviluppo del gesto violento di sottrazione dell’altro.

Il libro, con una scrittura che coniuga narrativa e saggistica, offre all’attenzione dei lettori una tematica di scottante attualità connessa ai mutamenti culturali e valoriali in atto nella società contemporanea.

 

Eros e Thanatos. La letteratura si nutre da secoli dell’impasto denso e oscuro tra amore e morte, come ogni volta accade quando lo sfondo della vita della vita realie si trasforma in pagina scritta.  C’era una volta il delitto passionale, omicidi nati da un’amore in eccesso che trasfigurava in attimi di follia anche lucida. Si spiegava così ogni caso in cui un uomo e una donna diventavano protagonisti di una macabra danza di morte” Luigi Carbone, “La Provincia Cosentina” , 13 marzo 2004

 

“ il libro (…) attraverso il racconto e l’analisi di alcuni episodi di cronaca, esplora uno spaccato sociale  e umano che spesso tendiamo a rimuovere; e (…) va ad incidere  un tessuto di inquietanti riferimenti antropologici , mostrandoci quanto  possa essere abissale  e non omologabile la natura umana”, Antonio Prestifilippo, “Gazzetta del Sud”, 1 aprile 2004

 


Mente Media Cervello

 

 

Silvana Palazzo, Mente Media cervello . Anticorpi critici
prefazione di Giuseppe Spadafora, Cosenza, Periferia, 2004, pagg. 84, 8 euro.

 

Raccolta di saggi brevi insignita del riconoscimento speciale del XI.mo Premio Letterario Nazionale “Donna e scrittura” , per la Saggistica, a Roma nel dicembre 2004.

Lettura della nostra “società apparente”, reale e virtuale al tempo stesso che evidenzia la problematicità dell’esistenza della persona nella complessa società contemporanea.

Le neuroscienze aprono nuovi orizzonti e si pongono come sostegno ad analisi e teorie coadiuvando gli sforzi di comprensione, dalla nostra vita più intima a quella di relazione. I media ci accompagnano nel nostro percorso di vita insinuandosi tra noi e dentro di noi. Cosa resta da fare all’uomo nell’epoca della technè? Interrogarsi su tutto autoproducendo “anticorpi critici”

 

Gli “anticorpi critici” appaiono dunque lo strumento nuovo e antico ( il “logos” , “l’esistenza del cervello segnalata fin dal 4000 a.C.”) per combattere l’imbarbarimento della società e dei costumi”  Ernesto d’Ippolito, “Il Quotidiano”, 11 febbraio 2005 

 

La scorribanda letteraria si legge tutta d’un fiato con belle considerazioni sulla scrittura creativa, stampella degli intellettuali aggiungendo anche  gustose corrispondenze  da luoghi e abitudini che rendono piacevole la lettura” , Paride Leporace, ivi 21, gennaio 2005.

 

Un approccio interdisciplinare  che prende il via da un argomento problematico e ricco di mistero: il rapporto tra mente e cervello” Antonio Vanadia, “La Provincia Cosentina”, 23 dicembre 2004.

 

Una rappresentazione allegorica del mondo nella sua essenza. A volte malvagia, spesso inverosimile, in ogni tempo senza tregua”, Roberto Salvidio, “Periferia”, n 3/59, 2004.



Cara Prof.

 

 

Silvana Palazzo, Cara Prof  

 

Cosa succede dentro e fuori i banchi di un istituto superiore, quali sono i discorsi, le idee, le letture, le aspettative, le preferenze, gli amori segreti, i valori, i drammi privatidi studenti di questo tempo, in una città qualunque?

Ha provato a registrarne la voce, le voci ed a trascriverle in forma di diario di un anno scolastico, una professoressa, una di quelle che con i ragazzi ha saputo intessere relazioni colloquiali, saltando lo stacco generazionale; che ha spinto verso un confronto che procurasse risposte, anche non risolutive, al malessere espresso da giovani interlocutori. Il quadro che emerge è una fotografia dell’esistente, la risultante di un’operazione socratica di stimolo allo spiegarsi, all’outing rivelatore del quotidiano in aula ma anche del dopo, dei momenti di gioia o malinconia, curiosità o abisso interiore.

A comunicare con il proprio linguaggio senza veli pur sapendo che la docente che è di fronte riporterà in un diario a più voci quei momenti di un’esistenza che si va schiudendo, sono testimonianze, rese come confessioni-verità su quel mondo che a scuola vive ogni mattina mai uguale a se stesso, cangiante così come cambia in fretta l’età dell’adolescenza.


 


  Silvana Palazzo, Le stagioni della mente

Il volume, edito da CJC nel 2013, è stato presentato a Roma il 21 febbraio 2014 presso la Galleria Artemare con lettura dei testi affidata all’attrice Carmen Onorati. Il filosofo-poeta Maurizio Soldini, in sede di presentazione, nel definire la poesia della Palazzo un hortus conclusus, si è soffermato sulla circolarità dei luoghi della sua poesia ribadendo concetti espressi in prefazione : “la poesia de Le stagioni della mente sembra tutta rapprendersi in un romanticismo nostalgico oggi ri-attato e ri-attualizzato nell’assoluta essenza della bellezza dell’essere che, da una parte, abita nella natura, quale esistenza, nelle stanze neuronali della mente, dall’altra trova, invece, quale essenza, il suo radicamento nell’ideale, nell’anima della poesia”.

 


  Silvana Palazzo, Poesie di un’estate

Nella raccolta, edita da Manni nel 2015, i versi fanno capo a quattro sezioni che si riferiscono ai mesi dell’estate, una stagione non sempre tranquilla, “una visione dell’estate in chiaroscuro ” (cfr. PugliaLibre, 17/9/2018). Sole e pioggia si alternano e influiscono sui pensieri che l’Autrice comunica come sfogo dei propri sentimenti. Ed ecco, tra rime e versi liberi, come lampi della mente, sono presenti nelle poesie ingredienti di base come la costanza di una sottile ironia eppoi tristezza e allegria ma anche l’indagine non sempre comoda di fatti pubblici e privati, ricordi come complicate presenze e infine una piccola bimba che fa sperare. Fra le recensioni si segnala M. Soldini, L’angoscia del ricordo e la malinconia, riscattabili dalla poesia e dall’amore

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  Silvana Palazzo, Le peonie vivono ancora

I testi poetici sono inframmezzati da tavole pittoriche realizzate dalla stessa Autrice allo scopo di dar corpo e luce essa stessa ai propri pensieri. Restano comunque al centro del volume i versi. Ancora una volta la penna affonda nelle pieghe dell’esistenza non senza soffermarsi a guardare il mondo, quello esterno e quello interiore degli affetti, ed a commentarlo con ironia amara. Con la voce di una Poesia che si interroga senza dare risposte. Il libro è pubblicato nel 2017 nella collana Ut pictura poesis, del CJC di Cosenza.

 


  Silvana Palazzo, La mia faccia senza trucco

Del volume, edito a Roma da Progetto Cultura nel 2018 con prefazione di Giorgio Linguaglossa, si è occupato anche il critico letterario Sabino Caronia il quale ha sottolineato che con “accortezza stilistica ragguardevole” la poetessa ha incentrato “il discorso poetico intorno alla prima persona singolare parlare all’infinito/come segreto/per non morire. Ecco dunque il senso delle parole: uno scopo di lotta contro il limite della morte, un accanito e disperato tentativo di restituzione, riabilitazione” (cfr. Musica News, 2019).
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  Silvana Palazzo, Il poeta descrive la vita

La poetessa descrive la vita attraverso la poesia ed è una maniera per interrogarsi su cosa la poesia stessa sia e su quale sia e debba essere il ruolo del poeta. Si configura qui un nuovo modo di modellizzare le parole situando l’importanza fondamentale delle immagini; infatti le parole preferiscono più abitare un’immagine che non una preposizione articolata perché nella immagine è immediatamente evidente la funzione iconico-simbolica del linguaggio poetico. “Il cardine della poesia della Palazzo è il “non ancora” , è quell’impensato che muove il pensiero verso il pensiero”. (dalla prefazione di Giorgio Linguaglossa (ed. Progetto Cultura, Roma, 2019).

 


  Silvana Palazzo, Filastroccheeee

La poetessa si cimenta in un genere per lei non nuovo con una raccolta organica contenente una serie di filastrocche dedicate a temi come la vita, il mondo, il tempo, i giorni, gli uomini, i miti, il bene e il male, i sentimenti. Gli argomenti sono affrontati con quella originale ironia, vis critica e carica etica per le quali le sue filastrocche sono state accostate a Palazzeschi. La lettura è per tutte le età. Alcuni testi sono stati oggetto del reading che l’editore Progetto Cultura di Roma ha promosso a “Più libri Più liberi” a Roma-Eur nel 2019.

 


  Silvana Palazzo, Appesa a un filo

Una scrittura narrativizzata, quella contenuta nel volume edito a Roma da Progetto Cultura nel 2020, che denota sensibilità e attenzione verso il mondo ponendo l’accento sulla condizione effimera degli uomini. La memoria “diventa uno scrigno da conservare ma anche fardello da accantonare per provocare una sorta di innocenza e guardare al mondo con occhi scevri di ricordi” (Anna Casole).
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  Silvana Palazzo, Il tempo molle

A parere del critico letterario Vincenzo Napolillo “il fine della raccolta poetica non è di coinvolgere il lettore nel proprio scavo e sfogo sentimentale ma di comunicare con lui un’esperienza forte, sensazioni implacabili e sofferenze, punti di vista soggettivi che si accompagnano alla dimensione privata, psichica e corporale. La sua scrittura poetica si ispira a Francesco Leonetti, suo parente scrittore, che andava al fondo del dramma privato usando un lessico aspro e tagliente per inserirsi con più forza nella dimensione politica e sociale”.
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Il meme è un seme

 

 

Silvana Palazzo,  Il meme è un seme

 

In un gioco di specchi fra meme emême, la memoria e il pensiero costante rivelano l’Io.

È dal meme che si generano altri memi che si replicheranno a dismisura.

Perché un meme è un seme che si trasmette come entità di idee pronte ad essere propagate.



 





Il verso Verde

 

 

Silvana Palazzo,  Il verso verde

 

L’Autrice nell’offrire uno spaccato del proprio animo nel volume edito da The Writer nel 2023, “sublima il sensismo telesiano, interiorizzandolo e interfacciandolo con il suo esistenziale.. e lì finisce la filosofia e inizia il lirismo della poetessa che riesce a toccare le corde più intime del lettore sensibile. Poi subentra la disperazione, il rammarico per l’ingratitudine verso madre natura che l’uomo non rispetta con le sue manipolazioni, mirate a sfrenate manie edonistiche … il sole malato che non riscalda con la delicatezza di un tempo adesso brucia la pelle e inaridisce la terra… ma la poetessa ci invia anche un messaggio di speranza con la palombella che volerà in cerca di mondi migliori, prati verdi e serenità. Speriamo sia così”

(Sergio Franco).


 





Francesco leonetti

 

 

Silvana Palazzo,  Francesco Leonetti

 

Francesco Leonetti, grande poeta narratore e critico che ha attraversato le maggiori esperienze letterarie del Novecento, visto nel privato di un viaggio estivo nelle sua Calabria, nella Cosenza dove è nato e dove ora ritorna con uno sguardo anche fra Paola e SanLucido sul Tirreno cosentino.

L’Autrice che ne ha condiviso il breve soggiorno ne traccia un diario in cui si intrecciano prosa e poesia, pensieri ed immagini per “fermare” su un libro i momenti di un’esperienza umana, intellettuale e artistica unica.

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La Giusta Strada del Ritorno

 

 

Silvana Palazzo,  La giusta strada del ritorno

 

L’Autrice racconta la personale esperienza della morte del linguaggio, del fallimento della parola dinanzi alla disumanizzazione del mondo e dell’arte, dell’oltraggio che colpisce anche le parole che vorrebbero significare delle parole amputate e doloranti che sconfinano nel silenzio ma non nel silenzio mistico, ascetico, ma un silenzio tutto avvelenato di una irrimediabile perdita di cui il poeta è costretto a far dono. Le parole, questi guardiani del senso, non sono immortali, non sono invulnerabili. Colpite nei punti vitali, soffrono e muoiono e diventano inservibili; e quando una civiltà ha fatto il pieno di parole morte, ecco che la fine si avvicina (dalla prefazione di Giorgio Linguaglossa, ed. Progetto Cultura, Roma, 2016).

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